VITELLAIA: CREIAMO IL FUTURO

VITELLAIA: CREIAMO IL FUTURO

COLOSTRO: non solo immunoglobuline.
Sanità, qualità e gestione per ottenere i migliori risultati
ALIMENTAZIONE: la tipologia di svezzamento più corretta per la tua vitellaia
PATOLOGIE: cause e sintomi delle principali malattie che interessano i vitelli.

Caro allevatore…
Dopo aver analizzato il piano culturale per la scelta corretta degli Autunno – Vernini, ritorniamo a parlare di management e nutrizione dei nostri animali, focalizzando l’attenzione sui vitelli.
Ogni buon allevatore sa che le prime fasi di vita di un vitello sono fondamentali per il benessere e di conseguenza per la produzione della futura vacca da latte; proprio per questo, insieme al dott. Claudio Alberini, medico veterinario del gruppo TECNOZOO, svilupperemo alcuni punti chiave per la corretta gestione della vitellaia, sia da un punto di vista nutrizionale sia igienico sanitario.

TECNOZOO diventa SPA!

PARTO, COLOSTRO E CONFORTZONE

I principali fattori che influiscono sulla salute e le performance del vitello

La gestione della rimonta è il primo passo per ottenere una mandria sana e produttiva. La cura della vitella necessita di pazienza e attenzione ai dettagli; essendo animali con un sistema immunitario ancora inefficace, possono facilmente incorrere in patologie che possono inficiare l’accrescimento armonico dell’animale.

IL PRIMO GIORNO – PARTO
Senza dimenticare che il nascituro è il frutto del lavoro materno e quindi che un buon vitello nasce da una buona asciutta della madre, una volta che il neonato viene alla luce deve essere asciugato e immediatamente disinfettato all’ombelico. A questo proposito si consiglia di utilizzare presidi che permettono di immergere l’intero cordone ombelicale (tintura di iodio ad es.) rispetto ai prodotti spray che faticano a coprire uniformemente tutta l’area. Sono sconsigliati i prodotti per la mammella. Il cordone impiega circa 10 giorni per seccarsi completamente, per questo può essere necessario ripetere la disinfezione per i primi 2-3 giorni di vita. Prima che il cordone si asciughi completamente gli agenti patogeni ambientali che causano malattie possono entrare nell’addome del vitello. Questi possono causare un’infezione localizzata all’ombelico o al fegato e possono essere disseminati nell’organismo con conseguente infezione articolare, respiratoria o sistemica e morte.

Un altro punto fondamentale è lo spostamento precoce del vitello dalla sala parto; questo ambiente rappresenta una delle maggiori fonti di contaminazione per gli agenti patogeni, per questo trasferire il più precocemente possibile il vitello in una zona pulita è un’assicurazione sulla sua salute. Inoltre, questa pratica limita lo stress della madre dal distacco dalla prole e viceversa. Dal punto di vista sanitario, poi, uno studio ha dimostrato che i vitelli che stavano con le loro madri per più di 1 ora avevano una probabilità del 39% più alta di avere la diarrea rispetto a quelli separati entro 1 ora (Trotz-Williams et al. 2007).

COLOSTRO: NON SOLO IMMUNITA’

Il colostro resta il fattore determinante per la salute e la sopravvivenza del giovane bovino. Sebbene siano stati compiuti buoni progressi negli ultimi 20 anni, rimane una considerevole opportunità per molti produttori di latte di migliorare le loro pratiche di gestione del colostro, con conseguente miglioramento della salute e delle prestazioni degli animali a breve e lungo termine. (Godden 2019)

Cosa fa il colostro?

  • Apporta gli anticorpi per garantire l’immunità al vitello.
  • Fornisce alimento.
  • Apporta fattori non nutrizionali per lo sviluppo della mucosa intestinale.
  • Fattori di crescita colostrale come IGF-1 e ormoni come l’insulina agiscono attraverso recettori specifici nella mucosa intestinale del neonato per stimolare la proliferazione e la differenziazione cellulare, oltre alla sintesi proteica.
  • La vacca invia delle informazioni via colostro al vitello che influiscono sulle funzioni metaboliche e sul suo sviluppo futuro (lactocrine effect) (Bartol, Wiley e Bagnel, 2009).
  • Il colostro contiene fattori che impattano sull’ingestione pre e post svezzamento; l’efficienza alimentare può aumentare fino al 20%.
  • Dati di altre specie suggeriscono la possibilità che possano esserci altri meccanismi nel vitello, come l’influenza sulla espressione genica.
  • La somministrazione del colostro determina un effetto a lungo termine sul vitello, influenzando la crescita, l’efficienza alimentare e la produzione di latte nella vita futura.

Quindi il colostro, oltre alla riduzione del rischio di morbilità e mortalità prima dello svezzamento, apporta ulteriori benefici a lungo termine associati al positivo trasferimento passivo che includono: una ridotta mortalità nel periodo post-svezzamento, un miglior ritorno economico, una riduzione dell’età al primo parto, una migliore produzione di latte della prima e della seconda lattazione e minori perdite durante la prima lattazione.

I benefici del colostro possono essere attribuiti alle Ig protettive, così come ad alti livelli di nutrienti e composti bioattivi che stimolano la crescita e lo sviluppo postnatale.
Solo un breve accenno sulla colostrogenesi e quindi la qualità del colostro, per ricordare che questa risente di diversi fattori che ne influenzano il suo processo, per cui si sottolinea ancora una volta l’importanza della nutrizione e del management della vacca in asciutta e preparto, punti nevralgici dell’allevamento.
Una corretta gestione di questi periodi è determinante sia per il futuro della vacca che per quello del vitello.
La qualità del colostro dipende anche da altri fattori direttamente legati alla sua gestione dopo il parto: tempo tra parto e mungitura. (M. Conneely et al. Animal 2013)
Lo stress metabolico in asciutta, ad esempio, crea conseguenze dirette sull’accrescimento del neonato nelle prime settimane di vita.

Management del colostro: punti chiave

  1. Qualità: >50 g/L IgG
  2. Quantità: 10% del peso
  3. Tempo: 1-2 ore (<6 ore)
  4. Sanità: conta batterica <100.000 ufc
  5. Controllo trasferimento immunità passiva (IgG siero >10 mg/ml)
Peso corporeo dei vitelli nelle prime 4 settimane in relazione allo stato ossidatorio, infiammatorio o di mobilizzazione lipidica durante la tarda gestazione. Risultati espressi come LSM±SE. Osi = indice dello stato ossidatorio; Hp = Aptoglobina; NEFA = acidi grassi non esterificati. *P<0,05. (TAHLIA et al. JDS 2018)

La qualità del colostro può essere misurata tramite rifrattometro, manuale o digitale, per controllare il grado di densità del colostro, che è in diretta correlazione con la concentrazione di immunoglobuline. Viene considerato un buon colostro quando supera i 22 gradi Brix.
Tecnozoo offre il servizio di misurazione colostro.

Qualità del colostro
Finita la presunzione di valutare la qualità del colostro solo con l’aspetto visivo per il colore e la densità, la qualità deve essere un dato oggettivo misurato. Gli strumenti a disposizione possono essere il tradizionale densimetro, che comunque lascia un margine di errore di valutazione troppo elevato, o il più affidabile e collaudato rifrattometro, sia esso ottico che digitale.

Sanità
La carica batterica del colostro limita l’assorbimento di anticorpi:
Partendo da questo assunto, è evidente che bisogna fare in modo di non raccogliere colostro già inquinato e, quindi, prestare particolare attenzione alla mungitura della vacca dopo il parto, che deve osservare tutte le regole di biosicurezza seguite per la normale mungitura. Successivamente, la pulizia dei contenitori, così come le norme igieniche per la conservazione, non devono essere sottovalutate. Il lavaggio e la disinfezione dei secchi, biberon o della sonda esofagea devono essere eseguiti dopo ogni utilizzo. L’assorbimento degli anticorpi è inversamente proporzionale alla presenza di batteri.

Tempistica
Tenendo presente che più passa del tempo dal parto alla prima mungitura, più il colostro perde in concentrazione di immunoglobuline, bisogna anche considerare che nel vitello, man mano che passano le ore dal parto, la permeabilità della mucosa intestinale alle IgG cala progressivamente fino a scomparire verso le 36 ore. Pertanto, è necessario mungere la vacca il più presto possibile, anche se, in pratica, spesso questa avviene negli orari prestabiliti e quindi la qualità sarà in funzione dell’ora di parto. Tuttavia, l’esperienza insegna che, specialmente nelle stalle di una certa dimensione, un’organizzazione appropriata del personale addetto al settore parto può portare a notevoli benefici.

Una volta raccolto, il colostro dovrebbe essere somministrato al vitello il prima possibile per i suddetti motivi, ma anche in questo caso bisogna fare i conti con la routine di stalla. Per aggirare il problema della disponibilità del colostro, sapendo quanto sia importante la precoce somministrazione, è ormai invalsa la pratica di conservare in freezer il colostro in eccesso, soprattutto di vacche pluripare (banca del colostro). Ricordiamoci sempre di conservare colostro pulito, da vacche sane, e testato per la percentuale di IgG.

Trasferimento dell’immunità
Considerando che il vitello nasce completamente privo di anticorpi, se si è fatto un buon lavoro con il colostro, l’obiettivo è quello di avere nel siero dei vitelli un contenuto di IgG superiore a 10 mg/ml.

ALIMENTAZIONE: LA TIPOLOGIA DI SVEZZAMENTO PIU’ CORRETTA PER LA TUA VITELLAIA

Appena nato, il vitello, non avendo ancora sviluppato il complesso dei prestomaci, deve nutrirsi con alimenti che possono essere digeriti in abomaso e intestino. In natura, l’alimento principe è il latte della madre, ma nelle condizioni di allevamento da latte, il vitello deve essere alimentato con succedanei.

Esistono diversi tipi di latte ricostituito: quelli a base di latte magro e quelli a base di sieri compensati con proteine sia lattee che vegetali. La moderna mangimistica produce alimenti di alta qualità con formulazioni a diverse composizioni, ma con risultati eccellenti. È tuttavia doveroso ricordare alcune regole fondamentali:

  • Sciogliere la polvere di latte in acqua calda (45-60° C a seconda della tipologia)
  • Volume acqua calda: 25 –30% del volume finale
  • 4-5 min di miscelazione
  • 39-40 C° temperatura di distribuzione
  • Temperatura di somministrazione 39-40° C
    (soprattutto in inverno considerare la dispersione termica)
  • Attrezzatura sempre lavata dopo ogni utilizzo

Attrezzatura:

  • oltre al miscelatore proporzionato alle esigenze che dovrebbe ormai far parte delle normali dotazioni di stalla, si stanno sviluppando i cosidetti “milk taxi” che svolgono diverse operazioni contemporaneamente (miscelazione, trasporto, dosaggio individuale automatico e per alcuni anche pastorizzazione)
  • secchi per vitello: se per molti i secchi tradizionali sono ancora quelli utilizzati, e doveroso ricordare che il latte arriva all’abomaso bypassando i prestomaci grazie al riflesso della doccia esofagea che si instaura per stimoli chimici ma anche meccanici come la distensione del collo del vitello; per questo i secchi con ciuccio sono quelli che garantiscono un risultato migliore. Tra questi il Milk bar per la sua particolare struttura della tettarella ha dato i risultati migliori.
Aspetto molto importante è la percentuale di utilizzo. Nello svezzamento attuale si considera il 13% la diluizione standard che simula in un certo senso il latte materno. In inverno vista la necessità di sopperire ai fabbisogni di termoregolazione del vitello si può arrivare al 15-18%.
Se l’azienda ha optato per utilizzare il latte materno è vivamente consigliato l’impiego di un pastorizzatore che limita le problematiche sanitarie per eccessiva carica batterica. A questo proposito si ricorda che le nuove normative sulla antibiotico resistenza vieterebbero l’utilizzo del latte scarto per l’alimentazione dei vitelli.

Razionamento
La tabella di svezzamento deve tenere conto della tipologia dell’allevamento, del management, dello stato sanitario e naturalmente degli obiettivi aziendali. In linea di massima si possono considerare 2 tipi di razionamento, convenzionale e “intensivo”. Al di là della tempistica quello che cambia sostanzialmente è la tabella di razionamento.

Solo un cenno per il “pasto unico” che per un certo periodo aveva preso piede per una presunta comodità: si tratta di utilizzare il latte a concentrazioni del 20-22% e somministrarlo in un unico pasto. Il lato positivo è che richiede una sola operazione al giorno, i lati negativi sono che cala il controllo visivo degli animali e difficile da gestire in caso di problemi enterici; naturalmente per fare questo tipo di razionamento occorre un latte altamente digeribile e ovviamente non si può pensare ad uno svezzamento intensivo.

Svezzamento intensivo
La tecnica dello svezzamento “intensivo” è entrata in uso da quando si è osservato che le vitelle che assumevano più latte durante lo svezzamento avevano migliori performance nella loro carriera produttiva. Le prime esperienze, comunque, denunciavano qualche punto critico, come ad esempio una certa crisi di adattamento a fine svezzamento, che con la pratica abbiamo imparato a evitare.

Il concetto di base è che il vitello deve avere una razione abbondante di latte non durante tutto il periodo di svezzamento, poiché questo scoraggerebbe l’assunzione di mangime e quindi la mancata preparazione dei prestomaci; tuttavia, l’effetto positivo si ottiene ugualmente lavorando sul primo mese di vita.

Nota: il tipo di razionamento non può essere uguale per tutti gli allevamenti perché le condizioni stabulogene e di management sono diverse; pertanto, le razioni più “spinte” si possono gestire solo dove le situazioni permettono una gestione adeguata. Anche il tipo di latte va scelto in funzione del tipo di svezzamento.

Altra variante è l’alimentazione in base alla stagione; in inverno, i fabbisogni energetici del vitello aumentano per mantenere la temperatura corporea a uno stato fisiologico e, pertanto, il livello nutritivo andrebbe alzato. Questo si può ottenere aumentando la concentrazione di polvere di latte oppure mantenendo la stessa concentrazione ma aumentando la quantità, o meglio ancora, aggiungendo un terzo pasto.

Stress da freddo e conseguenze sull’immunità:

  • 1- Consumo del grasso corporeo, poco accrescimento e scarsa disponibilità energetica per il sistema immunitario;
  • 2- Se la reazione immunitaria risponde con una reazione febbrile aumenta la richiesta energetica;
  • 3- Il vitello cala l’ingestione (risposta citochine/leptina);
  • 4- Il calo energetico riduce le proteine infiammatorie della fase acuta;
  • 5- Quando il sistema è compromesso aumenta la mortalità;

FUNZIONALITA’ RUMINALE: la scelta dello starter
Nel primo periodo, il rumine si sviluppa in modo allometrico, vale a dire che la sua crescita è maggiore rispetto a quella del resto del corpo. Ma oltre alla dimensione, è fondamentale lo sviluppo funzionale e quindi la crescita delle papille ruminali, il vero intercettore degli acidi grassi volatili prodotti dalle fermentazioni. L’altezza e la larghezza delle papille sono dovute allo stimolo proprio di queste molecole, soprattutto dell’acido butirrico e in parte del propionico, che a loro volta sono prodotti da quei microrganismi che crescono in presenza di concentrati.

Gli studi di qualche anno fa di Jud Heinrichs della Penn State University documentano proprio le ripercussioni di differenti alimentazioni sullo sviluppo morfo-funzionale del rumine. Negli ultimi tempi, le ricerche (Castells et al. 2012) hanno dimostrato che associare una piccola percentuale di fibra tagliata cortissima aiuta l’ingestione, ma questo nulla toglie al concetto di somministrare concentrati fin dai primi giorni di vita. Il dibattito è ancora aperto tra i sostenitori del pellet e quelli che amano il multiparticle, cioè un mangime con materie a granulometria diversa.

Probabilmente la partita si gioca su qualità ed equilibrio del mix, ma di sicuro entrambe le forme sono vincenti rispetto a un mangime sfarinato. La gestione dei passaggi alimentari dovrà essere lenta e graduale, non soltanto per abituarli ai nuovi sapori, ma soprattutto per stimolare la produzione dei fattori deputati alla digestione di queste nuove sostanze.

Sarebbe fortemente traumatico sospendere la somministrazione del latte e transitare immediatamente all’alimentazione solida senza prima aver sviluppato i prestomaci; così non si può passare direttamente dal mangime a un altro concetto alimentare. In pratica, mentre si sta somministrando il mangime, è buona norma iniziare anche a proporre l’alimento del periodo successivo allo svezzamento (vedi esempio del grafico 1).

Per il post-svezzamento, sta dando ottimi risultati l’applicazione di un unifeed dedicato fino ai 6-7 mesi di età. Questa tecnica permette, finalmente, di inserire la fibra e quindi di completare la competenza ruminale, ma anche di soddisfare i fabbisogni specifici degli animali in questa fase (nutrizione di precisione). Per questo tipo di alimentazione, l’utilizzo di insilati è poco gradito da una mucosa ruminale ancora immatura; per di più, la miscelata preparata con alimenti secchi offre anche il vantaggio di potersi conservare per più giorni senza pericolo di deterioramenti.

LE PATOLOGIE DEL VITELLO
Cause, sintomi e alcuni utili consigli per arginare alcune delle principali malattie

PATOLOGIE: cause e sintomi delle principali malattie che interessano i vitelli
Le principali patologie che interessano il vitello colpiscono l’apparato respiratorio e il sistema gastro-enterico.
La malattia respiratoria trova la sua causa infettiva in diversi agenti sia virali, come la BRSV (virus respiratorio sinciziale bovino), il virus della parainfluenza-3 (BPI3-V), l’herpesvirus-1 bovino (BHV-1), sia batterici, membri della famiglia delle Pasteurellaceae (Histophilus somni, Mannheimia haemolytica e Pasteurella multocida) e Mycoplasma bovis. La frequenza di queste patologie e la loro gravità sono in relazione alla carica infettante presente in allevamento, influenzata dalle condizioni ambientali e dal sistema di svezzamento che condizionano lo stato immunitario dei vitelli.

A parte la cura sintomatica con farmaci ad hoc, la migliore arma medica oggi a disposizione sono i vaccini. A seconda degli agenti causali, va impostato un piano vaccinale specifico che tuttavia non può trascendere da una accurata attenzione agli aspetti ambientali e di management.

La diarrea resta comunque il nemico numero uno nello svezzamento del vitello. La diarrea è quel fenomeno per cui le feci, oltre all’aspetto fluido, odore e colore alterati, causano perdita di acqua, sodio, potassio e cloro, oltre ai principi nutritivi (proteine, grassi, zuccheri). Le cause sono molteplici: virali, batteriche e parassitarie.

Diarrea secretoria

Come accade per E. Coli e Salmonella, gli agenti patogeni lasciano inalterata la cellula della mucosa, ma liberano delle tossine che stimolano l’ipersecrezione di Na, Cl e acqua, provenienti dal plasma sanguigno, verso il lume intestinale, causando disidratazione. Non c’è alterazione morfologica della parete.

Diarrea osmotica
Rota e Coronavirus alterano la superficie dei villi intestinali (figura 1), impedendo l’assorbimento delle sostanze nutritive (malassorbimento) e diminuendo la produzione di enzimi digestivi (maldigestione). Questo crea un accumulo di sostanze nel tubo intestinale, che, per gradiente osmotico, richiama acqua dal plasma, determinando un aumento di volume della massa fecale. Tale condizione stimola la peristalsi e aumenta la velocità di espulsione, risultando in una diminuzione dell’assorbimento.

La Cryptosporidiosi è una malattia parassitaria frequentemente riscontrata nelle analisi di feci diarroiche. Può essere causa primaria o agente opportunista, in grado di causare diarrea fin dai primi giorni di vita. Il parassita aderisce alle cellule enteriche e ne altera la funzionalità (figura 2).

La terapia sintomatica per la diarrea può essere effettuata per via parenterale o per via orale. Nel primo caso, l’obiettivo è la reidratazione, il reintegro delle perdite saline, la correzione dell’acidosi metabolica ed eventualmente la “nutrizione” metabolica.
Le soluzioni per la terapia orale mirano a compensare le perdite digestive, combattere la disidratazione, neutralizzare l’acidosi, assorbire le sostanze superflue e inibire l’azione batterica. La reidratazione prevede l’utilizzo di elettroliti che, per essere assorbiti, necessitano di specifici alimenti energetici (glucosio), nonché di quote di determinati aminoacidi (glicina e glutamina).

Di grande utilità si sono dimostrate alcune sostanze in grado di modificare le condizioni all’interno del tubo intestinale. Carrube, tannini, gomme e pectine possiedono una notevole capacità di diminuire la sintomatologia diarroica. Queste sostanze agiscono sia legando le molecole di nutrienti libere nel digesta, sia inibendo l’adesione dei batteri alle cellule mucosali.

In caso di diarrea, l’infezione batterica, sia essa primaria o secondaria, è quasi sempre presente. Per questo motivo, l’utilizzo di antisettici, sia di sintesi come gli antibiotici, che di origine naturale, come alcuni estratti vegetali e certi oligosaccaridi, può essere determinante nella risoluzione della patologia. Inoltre, i lattobacilli, colonizzando il tratto intestinale, creano condizioni sfavorevoli allo sviluppo di germi indesiderati.

L’antibioticoterapia, pur essendo indispensabile in alcuni casi, è sempre più limitata dalle normative sulla resistenza agli antibiotici. L’utilizzo degli antibiotici andrebbe circoscritto all’uso terapeutico vero e proprio in presenza di sintomatologia clinica (non all’uso profilattico addizionato al latte) e non andrebbe protratto per più di tre giorni in assenza di antibiogramma.

La lotta alla diarrea neonatale, comunque, oltre ai necessari prodotti di intervento, si basa sulla prevenzione, che inizia da un buon colostro somministrato nei modi corretti e prosegue con l’igiene dell’ambiente e delle attrezzature. A questo si aggiunge la somministrazione del latte, corretta nei dosaggi e nella preparazione.

GESTIONE: alimentazione e stabulazione sono i fattori che maggiormente influiscono sulla salute del vitlelo e sulla produttività dell’animale adulto.

Da uno studio della PennState University emerge come per ogni giorno di malattia nei primi quattro mesi di vita di una vitella, la sua produzione di latte in prima lattazione si riduce di 126 kg rispetto alla produzione di latte in prima lattazione di una vitella sana.

Ad oggi vi sono realtà con ampi margini di miglioramento nella gestione della vitellaia. Uno dei principali interventi è quello di definire ed applicare sistematicamente un protocollo di biosicurezza.

La biosicurezza è data da un insieme di misure e procedure necessarie a ridurre al minimo il rischio di introduzione o diffusione di malattie in allevamento. Un protocollo di biosicurezza deve prevedere un insieme di interventi strutturali e procedure organizzative e comportamentali strettamente correlate alla tipologia d’impianto tramite l’individuazione dei punti critici e la valutazione razionale dei rischi in modo da improntare una strategia per la loro gestione.

Per redigere un protocollo di biosicurezza funzionale alla propria azienda bisogna considerare i seguenti aspetti:

  • Quali patogeni circolano in azienda;
  • L’ecologia dei vari patogeni, per capire dove intervenire a livello ambientale per evitarne la riproduzione, moltiplicazione e diffusione;
  • Conoscere i sistemi attuabili per la prevenzione della diffusione dei suddetti patogeni;
  • L’attenta valutazione di questi aspetti è indispensabile per personalizzare il protocollo di biosicurezza, tuttavia, in linea generale, per ridurre l’esposizione dei vitelli ai patogeni circolanti in allevamento o provenienti dall’esterno possiamo intervenire nei seguenti modi:
  • Prevedere la posizione della vitellaia lontano dai luoghi di accesso dei mezzi;
  • Vietare l’accesso al personale non autorizzato;
  • Fornire ai visitatori occasionali tute e calzari puliti, avendo cura di cambiarli nel passaggio tra i vari gruppi di animali presenti in azienda (Lattazione, asciutta, vitellaia);
  • Laddove la struttura lo permettesse, creare una zona infermeria per la vitellaia così da isolare gli animali affetti da sindromi respiratorie o gastroenteriche;
  • Adozione di buone pratiche di pulizia e disinfezione;
  • Ove possibile, applicare il vuoto sanitario;
  • Prestare importanza alla disinfezione di secchi, succhiotti, biberon e sonde utilizzati per la somministrazione di latte e colostro.

Protocollo di sanitizzazione della vitellaia

Per cercare di ridurre i rischi di insorgenza di malattie è necessario adottare pratiche di gestione atte alla diminuzione della carica microbica ambientale attraverso:

  • Pulizia e disinfezione delle strutture e delle attrezzature.
  • Mantenimento di una lettiera asciutta e pulita.
  • Igienizzazione di secchi, tettarelle, sonde e biberon.

1- Pulizia e disinfezione delle strutture e delle attrezzature. Per la pulizia e disinfezione della vitellaia Tecnozoo propone un protocollo che prevede la sinergia d’azione di LEVADÀ e VIROCID.

LEVADÀ è un detergente alcalino altamente schiumogeno con elevato potere sequestrante:

  • Il prodotto va applicato con l’apposita lancia schiumogena ad una concentrazione compresa tra il 2% e il 5%.
  • La schiuma generata è molto persistente e va lasciata agire per 20-60 minuti a seconda della quantità di sostanza organica presente sulle superfici.
  • Al termine dei 20-60 minuti risciacquare le superfici con acqua.

LEVADÀ rimuove efficacemente sporco, grasso e deiezioni anche dai luoghi dove risulta difficile la rimozione con i metodi tradizionali. La maggior parte dei disinfettanti è inattivata o risulta scarsamente efficace a contatto con la sostanza organica, quindi la rimozione dello sporco risulta una pratica essenziale e imprescindibile per una corretta disinfezione della vitellaia.

VIROCID è un disinfettante a base di aldeide glutarica e sali quaternari di ammonio che garantisce una disinfezione ad ampio spettro d’azione e certificato come prodotto non corrosivo di classe A, ovvero non corrosivo sulle superfici metalliche, cosa molto importante da considerare in vitellaia.

  • VIROCID va diluito all’1-2% e spruzzato sulle superfici lavate da cui è stata rimossa la sostanza organica.

2. Mantenimento di una lettiera asciutta e pulita.
Altro fattore di rischio in vitellaia è la scorretta gestione della lettiera. Una lettiera eccessivamente umida favorisce lo sviluppo di batteri patogeni e la produzione di ammoniaca che possono compromettere la salute del vitello.

LT PLUS SUMMER è un prodotto in polvere a base di sali di calcio ed attivatori specifici che crea un ambiente sfavorevole alla proliferazione di specie potenzialmente patogene. A seguito dell’applicazione di LT PLUS SUMMER la lettiera si presenterà più asciutta, con un notevole risparmio dei lettimi (paglia, trucioli, etc.). La presenza di sali organici all’interno di LT PLUS SUMMER inoltre crea un ambiente in grado di perturbare la mutazione delle larve di mosca nella forma adulta, così da ridurne potenzialmente la presenza in allevamento.

3. Igienizzazione secchi, tettarelle, sonde e biberon.
È pratica diffusa negli allevamenti procedere con un semplice risciacquo al termine dell’utilizzo di secchi, tettarelle, sonde e biberon. Questa pratica è rischiosa in quanto il risciaquo delle attrezzature con acqua corrente non impedisce alle componenti del latte di aderire sulle superfici dei vari strumenti utilizzati e predispone quindi alla proliferazione di batteri ed alla creazione di biofilm.

Abbinato a un utilizzo quotidiano di un detergente alcalino (come LEVADÀ) che rimuove la sostanza organica, è fondamentale l’utilizzo di PEROXYCLEAN PLUS, un detergente liquido ad azione ossidante a base di acido peracetico, che igienizza e deodora energicamente. È efficace sui biofilm ed è di semplice risciacquo non essendo schiumogeno.

PEROXYCLEAN PLUS può essere utilizzato per igienizzare secchi, tettarelle, sonde, biberon e altre attrezzature utilizzate in vitellaia.

GLI ESPERTI CONSIGLIANO…

Scorpi i prodotti Tecnozoo consigliati per l’igiene dei Vitelli

SCOPRI IL SERVIZIO DI MONITORAGGIO AZIENDALE DI TECNOZOO E TUTTI I SUOI VANTAGGI

L’azienda moderna ha sempre più bisogno di dati aziendali per poter fare scelte oculate. Diventa indispensabile operare con precisione, solo con la raccolta e l’elaborazione dei dati si possono comprendere aspetti che diversamente non sarebbero stati evidenziati. I numeri e settori da considerare sono tanti e spesso richiedono tempo, strumenti e competenze.

Per questo nasce TMT project: un gruppo di specialisti di campo in grado di raccogliere ed elaborare i dati: dalla vitellaia alle vacche. I rapporti così ottenuti serviranno al cliente e al nostro servizio tecnico per avere una visione approfondita della situazione aziendale e formulare le migliori strategie da adottare.

Nello specifico per i vitelli e manze offriamo i servizi di:

  • Valutazione del colostro
  • Valutazione del siero ematico
  • Rilevamento patogeni nelle feci
  • Misurazione dell’accrescimento degli animali di rimonta (manze)

GLI ESPERTI CONSIGLIANO…

Scopri i prodotti Tecnozoo consigliati per i VITELLI

This site is registered on wpml.org as a development site. Switch to a production site key to remove this banner.