Quali sono i problemi che si riscontrano a livello uterino?
Quali benefici può portare un’integrazione di Aspergillius oryzae durante i mesi più caldi?
CARO ALLEVATORE…
Mentre l’Italia tutta sta ripartendo dopo il complicato periodo del Coronavirus, Tecnozoo è sempre al tuo fianco per continuare a fornirti la sua informazione periodica. In questo numero affronteremo la tematica dello stress da caldo da due diversi punti di vista: come questo periodo influisce negativamente sulla salute uterina, portando a una conseguente diminuzione delle performance, e quale effetto post-biotico può avere l’Aspergillus oryzae nei periodi caldi.

STRESS DA CALDO, una minaccia per la salute uterina
Riduzione dei tassi di fertilità e della produzione di latte
È ormai dimostrato come metrite ed endometrite portino non soltanto alla riduzione dei tassi di fertilità, ma anche a un sensibile calo nella produzione di latte. Negli USA, i dati confermano che in media il 30% delle vacche da latte sviluppa metrite a causa di un’infezione batterica dal 7° giorno di lattazione (DIM), e alcuni casi persistono come endometrite oltre i 21 DIM.
I ricercatori dell’Università della Florida (Molinari e coll., 2019) hanno voluto verificare se lo stress da caldo possa avere un impatto negativo sulla salute uterina. Nello studio, attraverso l’analisi di campioni di muco vaginale, sono stati valutati l’incidenza della malattia dell’utero e il carico di batteri nel muco stesso. Sono state, quindi, esaminate 51 vacche da latte che hanno partorito durante la stagione “fredda” (temperatura media 22°C) e 51 vacche da latte che hanno invece partorito in stress da caldo (temperatura media 31°C).
Quali sono stati i risultati?
Lo stress da calore non ha influito sul carico di batteri nei campioni di muco vaginale, mentre ha influenzato negativamente lo stato di salute dell’utero.
Durante la stagione calda, il 58,8% delle vacche che hanno partorito hanno sviluppato una malattia uterina persistente tra 7 e 21 DIM. Durante la stagione fresca, invece, solo il 29,4% delle vacche partorite ha sviluppato una patologia uterina. Durante l’inverno l’incidenza della malattia si è dimezzata: secondo i ricercatori ciò significa che le vacche che hanno partorito durante la stagione calda hanno il doppio del rischio di sviluppare una malattia uterina persistente.
Lo stress da caldo ha inoltre influenzato i tassi di recupero della metrite. Durante il periodo caldo, solo il 21,1% delle vacche ha superato la problematica della metrite rispetto al 50% per gli animali che hanno partorito durante la stagione fresca.
Anche l’incidenza dell’endometrite a 21 DIM è stata influenzata dallo stress da caldo: 64,7% contro 43,1% per le bovine che hanno partorito durante l’estate, rispetto a quelle che invece hanno partorito durante la stagione invernale.
I ricercatori hanno quindi concluso che lo stress da caldo ha un impatto negativo e non trascurabile sulla salute uterina delle vacche dopo il parto.

Facciamo attenzione all’asciutta
Ridurre al minimo l’impatto negativo sulla salute uterina è una valida ragione per cui le vacche in asciutta dovrebbero essere raffrescate. Senza dimenticare inoltre gli effetti benefici su produzione di latte, riproduzione e future performance della vitella che sta per nascere.
Ricerca presentata all’ADSA di Luglio 2019. (ADSA Abstract # 403).
L’EFFETTO POST-BIOTICO DELL’ASPERGILLUS ORYZAE DURANTE I PERIODI CALDI
Moderazione della risposta infiammatoria, aumento della produzione di latte e riduzione della temperatura corporea.
Tutti conoscono gli effetti positivi dell’Aspergillus oryzae (AO) sulle vacche in stress da caldo, sia sulla digestione della fibra che sui sensori termici posti sull’ipotalamo, ma altri e altrettanto interessanti sono gli effetti sulla risposta infiammatoria, sulla produzione di latte e sulla riduzione della temperatura corporea.
Un interessante studio fatto con la collaborazione di tre istituti universitari: Tennessee, Buenos Aires e Kiel ha valutato l’effetto dell’aggiunta di Aspergillus oryzae proprio sulla risposta infiammatoria in vacche da latte sottoposte a stress da calore.
Per l’esperimento sono state reclutate 36 vacche Holstein, con 105 ± 23 giorni di lattazione e 714 ± 23 kg di peso corporeo e sono state assegnate casualmente a 1 dei tre gruppi di trattamento:
- 0 g/die di AO (Biozyme)
- 3 g/die di AO (Biozyme)
- 6 g/die di AO (Biozyme).

La razione somministrata è stata la stessa, composta da 41% di foraggi e 59% di concentrati, con queste caratteristiche: 18,1% ss proteine, 33,0% ss NDF, 1.61 Mcal/kg ss NEL. L’unifeed è stato distribuito individualmente due volte al giorno, e l’AO è stato aggiunto sopra sempre 2 volte al giorno.
La prova si è svolta tra giugno e luglio 2018 e le vacche sono state raffrescate con aria e acqua per i primi 10 giorni del trial, mentre dall’11° al 36° i sistemi di abbattimento del calore sono stati spenti. Aptoglobina, Lipopolisaccaride (LPS) proteina legante e amiloide sierica A sono stati misurati sul plasma come indicatori dell’infiammazione. I campioni di sangue sono stati raccolti al giorno 11 e 35.

Il giorno 36 sono stati raccolti 2 campioni di sangue per il trattamento ex-vivo con e senza LPS (5 μg/μL). L’espressione genica delle interleuchine IL-1beta, IL-6 e TNF-α è stata misurata con il sistema qPCR.
Sull’espressione delle citochine sono state condotte 3 analisi: con o senza stimolazione LPS, e il rapporto tra i due risultati. Il trial è stato diviso in due periodi: il primo con stress da caldo moderato e il secondo con heat stress intenso.

Quali sono stati i risultati?
L’utilizzo di AO durante lo stress da caldo ha ridotto i marcatori dell’infiammazione; questi risultati possono quindi essere associati a un miglioramento dello stato di salute della vacca da latte. Durante la stessa prova sperimentale sono state messe a confronto sia la produzione di latte che la temperatura vaginale delle vacche trattate con AO rispetto al gruppo di controllo.
Nel periodo 1, in moderato stress da caldo, le vacche trattate hanno migliorato sia la produzione media che ECM rispettivamente di 3,2 e 3,6 kg/d, mentre non c’è stato nessun aumento per quanto riguarda l’ingestione di sostanza secca, grasso e proteine.
Nel secondo periodo, con stress da caldo intenso, invece, la somministrazione di AO ha incrementato sia la produzione di latte che di grasso e proteine rispettivamente di 3,8, 0,16 e 0,08 kg/d. Si confermano quindi gli effetti positivi dell’AO durante lo stress da caldo nel migliorare la produzione di latte e nel ridurre la temperatura corporea delle vacche in lattazione.

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