Forte di un P.R. da record, l’azienda agricola dei fratelli Giovanni Marco e Saverio Borgo di Scaldaferro (Vi) produce latte di qualità, in modo efficiente. A vantaggio di uomini, vacche e ambiente.
Se le vie del Signore sono infinite, quelle della sostenibilità non scherzano affatto: è il quadro che emerge dal Focus di questo numero di Allevatori Top. E c’è chi, come i titolari dell’azienda agricola Campogallo, fa leva sull’efficienza produttiva e riproduttiva delle proprie Frisone per continuare a far quadrare i conti, per produrre ottimo latte da formaggi Dop (Grana Padano e Asiago) e per ridurre le emissioni in atmosfera. Tutto ha inizio una ventina d’anni fa, quando un team di docenti universitari d’Oltreoceano fa visita al conosciuto ed apprezzato allevamento di Scaldaferro (Vi): “Oltre a Peter Van Soest – ci racconta Saverio Borgo, già allora alle redini dell’azienda insieme al fratello Giovanni Marco – nella delegazione in visita c’era anche il professor Ferguson. È da quel momento che abbiamo imparato a ragionare sulla fertilità in termini di HDR, CR e PR, e che abbiamo iniziato a sottoporre le nostre vacche prima al protocollo Ovsynch e poi ai suoi successivi aggiornamenti”. I risultati non stentano ad arrivare, soprattutto dopo che l’azienda si dota del software Dairy Comp per monitorare le performance di mandria, da quando su consiglio di Agostino Bolli di Alta viene spostato in avanti il periodo di attesa volontario e viene introdotto un sistematico Presynch-Ovsynch, e infine da quando il team aziendale si focalizza sul miglioramento dell’alimentazione e più in generale della gestione dell’asciutta e del postparto. “Dai tempi della visita di Ferguson – sottolinea Saverio – cerchiamo di evitare di sottoporre le bovine fresche di parto alle visite ginecologiche: in questa delicata fase, meno si va intorno all’utero e meglio è. Per cui rispettiamo scrupolosamente il tempo di attesa volontario che ci siamo prefissati e oggi, a 42-49 giorni dal parto, iniziamo con la prima prostaglandina del protocollo di sincronizzazione”.

In stalla con…
Azienda agricola Campogallo, Scaldaferro (VI)
- Superficie disponibile: 120 ha coltivati a foraggere per la stalla (in doppia coltura)
- Vacche in lattazione: 350-360
- Produzioni medie 2022: 39-42 kg/vacca/giorno (su 2 mungiture) al 3,9% di grasso e al 3,35-3,45% di proteina; media geometrica cellule somatiche: 130mila unità/ml
- P.R. medio annuale: 40%
- Manodopera: 9 unità (familiari e dipendenti)
- Destinazione del latte: caseificio sociale di Bolzano Vicentino (Grana Padano e Asiago)
- Altre attività: vendita diretta di carni fresche di bovine di razza Frisona

Obiettivo 43-44%
Ma il vero salto di qualità, che ha portato l’azienda a un eccellente 40% di P.R. medio annuo, è recentissimo e ancora una volta legato agli States. All’inizio della scorsa estate, il giovane responsabile dell’area riproduzione, Pietro Dallan, partecipa all’Alta Showcase Tour di Alta e visita alcune big farm nordamericane, tra cui la famosa Drake Dairy Inc., azienda da 2.500 vacche con un P.R. oscillante tra il 46 e il 47%.
“Ho cercato di capire – sottolinea il diretto interessato – in che modo i proprietari riuscivano a centrare questo straordinario risultato. Lì ho scoperto che applicano un comune protocollo di Presynch Ovsynch, ma con l’aggiunta di una visita ecografica prima della terza prostaglandina, che consente al veterinario di stimare le dimensioni del corpo luteo. Sulla base di questa valutazione, si decide se proseguire con la prostaglandina dell’Ovsynch o somministrare un GnRH extra e posticipare la prostaglandina di 7 giorni.”
Dallo scorso luglio, anche l’azienda ha adottato questo protocollo, che risulta più preciso rispetto ai precedenti. “Senza fare nient’altro – aggiunge Pietro – abbiamo guadagnato 7 punti di C.R. alla prima inseminazione. Naturalmente, anche il P.R. è cominciato a salire: siamo arrivati al 40%, ma potremmo migliorare ancora.

Il nostro obiettivo è arrivare al 43-44%”. Ma fertilità a gonfie vele significa anche vitellaia piena: “Certo, il sensibile aumento della rimonta disponibile – osserva Saverio – ha incrementato il contingente di vitelle che vorremmo vendere ad altri colleghi allevatori, e ha impattato sui nostri criteri di scelta del seme con cui fecondare le bovine. Dalla scorsa estate, il 70-75% delle nostre Frisone viene infatti fecondato con tori Blu Belga, mentre non abbiamo ridotto l’impiego di seme sessato per il semplice fatto che non l’abbiamo mai usato: per nostra scelta utilizziamo soltanto seme convenzionale di tori provati”.

Provato sicuro
E qui è inevitabile aprire una parentesi sulle strategie selettive e sui piani di accoppiamento concordati con il consulente di fiducia, Maurizio Grande. “In quest’azienda – riflette Saverio – è stato fatto un lavoro genetico importante: anni fa abbiamo acquistato alcune vacche di pregio e realizzato diversi trasferimenti embrionali. Oggi, sulla grande vacca, preferiamo magari aspettare un anno in più e utilizzare il grande toro provato piuttosto che il giovane genomico ai vertici della classifica. Per la nostra esperienza, correre sempre dietro al miglior toro del momento non paga.”
Quanto ai criteri di scelta dei tori, “procediamo ad ondate. Ultimamente, diamo la precedenza a riproduttori estremi a latte, dopo aver privilegiato tori molto forti sui caratteri della salute. Più in generale, il nostro indice di selezione è costituito da produzione 40%, benessere 40% e tipo 20%.”
Scelte d’impatto
Ma oltre che sul livello di occupazione della vitellaia, gli effetti di un P.R. al 40% si stanno sentendo anche negli altri reparti. “Certo – interviene Pietro Dallan – l’impatto sulla produzione lo abbiamo avvertito: la media dei giorni in latte si è abbassata agli attuali 143 giorni, per cui mungiamo non solo più vacche, ma anche più vacche fresche con una produzione media per capo più elevata. E tutto questo avrà certamente un impatto positivo anche sulla sostenibilità ambientale, visto che animali più freschi convertono meglio l’alimento in latte, sono anche animali più efficienti sotto il profilo delle emissioni di metano. Quanto agli effetti sulla longevità, occorre fare dei distinguo: la riforma obbligata per motivi di infertilità è crollata, ma avendo la disponibilità di più rimonta di buona genetica, abbiamo riformato volontariamente alcune ottime vacche. Comunque, siamo poco sotto le 3 lattazioni per capo come media di stalla”.

A destra: meno del 5% delle vitelle nate in stalla non arrivano al primo parto.
Vitellaia nuova
La visita all’azienda Campogallo, in compagnia di Fabio Marini, agente di zona di Alta, prosegue con il consueto giro in stalla, che inizia dalla vitellaia. Da alcuni mesi, infatti, di fronte ai classici igloo che ospitano i vitelli neonati fino allo svezzamento (intorno ai 60 giorni), sono stati posizionati i grandi box per l’allevamento in gruppi omogenei dei vitelli svezzati.
Questi box, amovibili, pulibili e igienizzabili, permettono un approccio tipo “tutto pieno-tutto vuoto”. Saverio sottolinea che in questo reparto sono stati fatti notevoli investimenti. Oggi, grazie ai nuovi box di gruppo, la morbilità del periodo, precedentemente causata da coccidi e malattie respiratorie, è notevolmente diminuita. La mortalità del periodo in gabbietta è intorno al 2% tra maschi e femmine, mentre la percentuale delle vitelle nate in stalla che non arrivano al primo parto è ferma al 5%. Per confronto, la media nazionale negli allevamenti di Frisona è del 23% (secondo l’Anafibj).
Benessere vero
Più salute e benessere in vitellaia significano anche crescite rapide, precocità sessuale e carriere super-produttive: “Sulle vitelle di oggi nutriamo grandi aspettative,” ammette Saverio. Anche perché – come si osserva visitando il moderno capannone dove sono ospitate le bovine adulte – alla Campogallo non mancano i trattamenti di benessere dedicati alle lattifere. Oltre allo spazio aggiuntivo, reso possibile dal recente trasferimento delle vitelle svezzate nei box di gruppo all’aperto (44 posti cuccetta recuperati), l’azienda utilizza un potente impianto di raffrescamento, recentemente rinnovato, un nuovo sistema di illuminazione a fotoperiodo e un innovativo sistema di nebulizzazione per i trattamenti moschicidi. Quest’ultimo dispositivo ha praticamente azzerato lo stress causato dai fastidiosi insetti negli scorsi mesi. Benessere vero, sostenibilità etica reale.
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