La piccola isola del sorriso

La piccola isola del sorriso

Massimo Neri e Serena Mattiello sono due genitori, ma si sono recentemente reinventati anche allevatori di capre da latte in quel di Arborea (OR) per adempiere alla loro missione: creare uno spazio in cui l’inclusività e l’apprendimento dei bambini sono le parole chiave.

Siamo ad Arborea (OR), la patria del latte sardo, dove incontriamo Massimo Neri, titolare dell’azienda agricola Sbirulino, e basta poco per capire che la produzione di latte di capra non è il suo unico motivo di orgoglio. “Il mio obiettivo,” spiega Massimo, “è quello di creare un ambiente attraverso il quale i bambini come mio figlio Francesco, che è affetto dalla sindrome di Angelman, possano trovare qui un contesto sicuro, in grado di creare interessi, e che permetta loro di passare delle giornate in completa spensieratezza.”

La famiglia al completo. Da sinistra: Massimo Neri, Gabriele Neri, Serena Mattiello e Francesco Neri

Un’idea che ha un intento nobile e un potenziale grandissimo, e per sfruttarlo a pieno Massimo e sua moglie Serena Mattiello stanno lavorando in prima linea, delineando con precisione i contorni del progetto che avrà luogo proprio tra gli animali dell’azienda.

Buon sangue non mente, perché proprio come i suoi genitori e suo fratello, anche Gabriele è un amante degli animali.

Gestione impeccabile

E così, dopo l’acquisto di una struttura semi-nuova a cui è seguito qualche intervento di ristrutturazione, Massimo e Serena nel marzo del 2021 hanno dato il via a questa avventura, inizialmente con 70 capre di razza Saanen e qualche Camosciata delle Alpi, e 4 becchi.

Oggi l’azienda conta 63 animali in lattazione, a cui si aggiungono una trentina di caprette che verranno fecondate quest’anno. L’ambizione è quindi quella di crescere ancora, e gli spazi a disposizione di certo non mancano, così come la capacità dei Neri di gestire serenamente un’azienda che nel tempo aumenta le sue dimensioni e lo fa anche in modo efficiente.

Il logo creato da Massimo e Serena per l’azienda Sbirulino, dove oltre alle capre di razza Saanen, c’è anche la Camosciata delle Alpi.

Con una sala di mungitura all’avanguardia e un’attenzione meticolosa nei confronti di tutto ciò che riguarda le condizioni di stabulazione degli animali, ci sono tutti i presupposti per puntare sempre più in alto, senza mai lasciare da parte lo slogan che l’azienda Sbirulino sfoggia con fierezza, che è quello dell’inclusività. “Cerco costantemente,” continua Massimo, “di applicare le buone pratiche di gestione dell’allevamento da latte: la lettiera è infatti sempre asciutta e gli animali hanno a disposizione uno spazio pro capite piuttosto ampio, oltre ad avere libertà di accesso al paddock esterno. Anche la qualità degli alimenti rappresenta per me uno dei fattori chiave per la mia azienda, e infatti in mangiatoia è sempre presente un unifeed molto fresco e l’acqua di abbeverata è costantemente controllata sia in termini di salubrità che di temperatura. Inoltre, stiamo progettando di installare un importante sistema di raffrescamento per gestire al meglio il periodo estivo. Un’attenzione particolare è rivolta anche alla riduzione degli antimicrobici, prediligendone un utilizzo che sia il più possibile mirato. Lavorando bene, speriamo di raggiungere un’efficienza tale da avere una redditività sufficiente ad autofinanziare anche i nostri progetti sociali.

In stalla sono presenti molti arricchimenti ambientali che hanno un effetto positivo sul benessere generale degli animali.

Tra l’altro, le capre si prestano molto bene a questo tipo di attività è particolarmente adatto perché si tratta di animali intelligenti, affettuosi e molto socievoli. Dall’altra parte, i bambini con esigenze speciali rispondono molto bene alle terapie e più in generale al contatto con gli animali.”

Del resto, Massimo è uno che del mestiere se ne intende da più punti di vista, perché oltre a essere un allevatore di capre, è anche un agente di zona dell’azienda Tecnozoo di Piombino Dese (PD). Un fattore senza dubbio a favore per quanto riguarda l’impeccabile management di cui l’azienda Sbirulino gode, tuttavia un impegno oneroso per Massimo e Serena, che tornati a casa dopo le rispettive occupazioni si dedicano alla mungitura e all’attività routinaria che ogni stalla richiede. Insomma, la loro giornata lavorativa non volge mai al termine, ma si sa che quando si lavora con amore, la fatica passa in secondo piano. Soprattutto quando l’impegno, e in questo caso anche il divertimento, coinvolge tutta la famiglia, perché Francesco e Gabriele, i figli di Massimo e Serena, sono una presenza costante in stalla.

Conoscere per imparare

È proprio dai due bambini che nasce l’idea di nominare l’azienda agricola “Sbirulino”, facendo riferimento al loro animo “furbetto e solare,” come Massimo lo definisce. “La patologia di cui soffre mio figlio,” aggiunge Massimo, “è nota come sindrome del sorriso, elemento che riconduce anche al carattere gioviale del noto personaggio televisivo. E quindi quale nome migliore in grado di descrivere i miei figli e la nostra stalla? E poi il logo creato da me e mia moglie per l’azienda rappresenta proprio un pagliaccetto sulla destra e delle simpatiche capre sulla sinistra”.

La produzione media giornaliera si attesta intorno ai 4 litri, con titoli che oscillano da 3,5 a 4% per il grasso e 3% per le proteine.

Se un tempo il personaggio di Sbirulino veniva apprezzato per la capacità di far ridere e intrattenere qualsiasi pubblico, oggi l’intento di questi due genitori è quello di regalare un sorriso a tutti i bambini. Ma non solo, perché accanto all’impegno sociale c’è anche quello educativo: “L’obiettivo del progetto,” conclude Massimo, “è anche quello di guidare i bambini di varie età nello stare a contatto con gli animali, conoscerli e imparare a rispettarli. Creeremo poi un vero e proprio habitat in cui la biodiversità rappresenta un elemento cardine, perché i bambini potranno interagire non solo con le capre, ma anche con i nostri cani, con i conigli e con le galline. Pianteremo inoltre degli alberi da frutto, creeremo un laghetto e daremo vita a un vero e proprio orto didattico, in cui i bambini avranno la possibilità di imparare la coltura degli ortaggi e a raccoglierne i frutti. Il tutto a un passo dall’inizio di un importante percorso naturalistico, lo stagno di S’Ena Arrubia, sito di nidificazione di alcuni uccelli acquatici, tra cui i fenicotteri. Mi piacerebbe che i ragazzi si rendessero conto dell’importanza di tutelare il nostro ambiente. Francesco ci ha insegnato a staccarci dal nostro materialismo e a vivere in modo altruistico, e con questo progetto possiamo viaggiare su un binario che collega il miglior made in Italy, l’educazione alla biodiversità e l’integrazione sociale delle persone speciali. Infine, l’apice del lavoro sarebbe quello di creare un modello ripetibile, un esempio da cui prendere ispirazione.”

La sala di mungitura è composta da 24 catture in linea a ribalta e 12 gruppi a stacco automatico (tecnologia TDM)

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